Ortica di Maggio

Dipinto di Simona Carrossino

Ti ricordi, Maggio a sedici anni?
Cosa significava?
Quanto manca? Facciamo le crocette sulla Smemo, una al giorno fino alla fine della scuola, poi andiamo, ma dove? che ne so, facciamo una vasca, a fare? così, respiriamo, camminiamo, siamo state chiuse in casa tutto l’inverno.
Le prime domeniche al mare, fa ancora freddo, che dici, mi butto in acqua? Ma no, dai, prendiamo il sole, quest’anno voglio diventare nerissima, ascolta che bella questa, vieni che ti passo la cuffietta e metto il pezzo dall’inizio.
E questa t-shirt? E’ dell’anno scorso, andrà ancora bene, che dici?
Quante materie ti mancano? A me tre o forse quattro, facciamo le medie dei voti ancora una volta, storia la passerò? Il problema è matematica, altro che storia. Dai, torniamo a ripassare, domani ho un’interrogazione che non finisce più, ma è Maggio, fa caldo, voglio uscire, andare a prendere il gelato, passami una sigaretta, zitta che arriva mia madre da un momento all’altro, se mi becca…
E che fai tu quest’anno, le vacanze, quelle solite, con i miei, rivedrò quel ragazzo di un’estate fa? Sarà sempre carino uguale? E mi guarderà, quest’anno, che sono più alta e posso mettere il rimmel, quest’anno, mi guarderà?
Il cuore sembrava esplodere all’idea dell’estate, tre mesi senza scuola, sembrava l’inizio di una nuova era, che poi finiva che manco te ne accorgevi e la nostalgia, tutto sommato, passava in un secondo.
Mancavano le amiche, i compagni di scuola e sì, anche la vita di tutti i giorni.
Non si può mica passare la vita in vacanza.
Ma a sedici anni, Maggio è proprio questo: la prospettiva di una vacanza senza fine, il mare azzurro e limpido e il sole gentile sulla pelle.

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