Festa di San Giovanni Battista a Genova


Per chi, leggendo “L’impromissa” e non essendo genovese, si fosse chiesto cosa significhi la festa di San Giovanni che tanto piace ad Alli, “La festa con il falò, la musica, le chiacchiere e l’aria fresca della sera che accarezza i capelli, dolce e profumata di glicine”, e che ogni anno, come i grilli verdi, le ricorda che c’è stata un’estate magica nella sua vita, ecco qualche piccolo spunto.
Cosa c’entra Giovanni Battista con Genova, il mare e il fuoco? Miracolo nel miracolo, Giovanni viene concepito da genitori già in età avanzata e, nei Vangeli, viene tratteggiato come il messaggero che prepara la strada al Messia tanto atteso dal popolo ebraico. La sua comparsa nei Vangeli è precocissima: è ancora nel grembo della madre Elisabetta quando sussulta nel suo grembo alla presenza di Maria, già silenziosamente incinta di Gesù. Giovanni l’ho sempre vissuto come una figura a metà tra l’hippie e il santone: veste con peli di cammello e si rifugia nel deserto a pregare, cibandosi di locuste e miele selvatico. Il termine Battista lo deve al battesimo di conversione che impartisce nelle acque del fiume Giordano. Sebbene inizialmente ritroso, battezza Gesù stesso, di cui riconosce la divinità. Giovanni, dopo questa vicenda, sembra sparire dalle scene; in realtà continua la sua predicazione e ricompare, nei Vangeli, nell’episodio che racconta la sua fine. Viene imprigionato da Erode Antipa, tetrarca della Galilea e della Perea, la cui condotta è aspramente condannata da Giovanni. Erode, infatti, convive con la cognata Erodiade, vedova del fratello Filippo, dal quale la donna ha avuto una figlia, Salomè. Durante un banchetto la ragazza, danzando, compiace Erode e i suoi ospiti e quando lo zio le chiede cosa voglia in cambio, Salomè, su imbeccata della madre, chiede di servirle su un piatto la testa di Giovanni Battista.
E così sarà.
E perché questo profeta, indicato da Gesù come uno dei più grandi, è il patrono di Genova? La nomina risale intorno al 1300, anche se la devozione al Santo nasce al rientro dalla prima crociata in Asia Minore, dove i genovesi vanno alla ricerca delle reliquie di San Nicola. Ma le cose non vanno secondo i programmi: i resti del santo non si trovano, perché già recuperate dai più rapidi baresi. I genovesi non si perdono d’animo e ripiegano sulle ceneri di San Giovanni Battista, il quale si merita fin da subito un posto di tutto rispetto, nel cuore dei genovesi, proteggendo la flotta da una terribile tempesta e permettendo ai crociati di fare ritorno a casa, sani e salvi. Negli anni capita altre volte di doversi rivolgere a San Giovanni Battista per chiedere protezione dalle insidie del mare, motivo che porta alla decisione di scegliere lui come santo patrono della città e difensore dai pericoli del mare. Difatti, la processione del 24 giugno, giorno in cui viene ricordata la nascita del Santo, termina proprio lì: davanti al mare. L’affetto che gli abitanti della Superba provano nei confronti del proprio patrono si rispecchia anche nella quotidianità: Giovanni rimane un nome molto diffuso, tra i bambini genovesi, e, un tempo, era facile sentire proprio il nome Giovanni Battista, spesso abbreviato in Giobatta.
E i falò? I falò sono uno strascico delle antiche tradizioni pagane, quando in questo stesso giorno si festeggiava la Fors Fortuna, la Dea Fortuna, la Forte, che proteggeva i popolani e il raccolto. Il fuoco allontanava spiriti maligni e streghe, che avrebbero rovinato il raccolto o ucciso uomini e bestie. Siccome la tradizione è dura a morire, la Chiesa, non riuscendo ad estirparla, la adatta e adotta in onore di San Giovanni Battista, patrono di Genova.
Anche questa sera Genova si illuminerà del grande falò nel cuore della città e domani ci saranno feste e processioni in tanti paesini dell’entroterra e, nella moltitudine di tradizioni che compongono questa ricorrenza di cui vi ho dato solo un piccolo e parziale assaggio, credo che ognuno di noi ne custodisca nel cuore un pezzetto, quel frammento che ci riporta indietro nel tempo, forse, a estati bambine, a momenti distesi.
“Sorrisi, persa nel volteggiare nelle fiamme. Rivedevo le immagini di noi tre danzare nel riflesso fatuo del fuoco (…). Percepii nell’aria i nostri desideri di un tempo, i dubbi e le giovani incertezze che ci animavano, dense come nuvole di fumo, e pensai a ciò che ci era rimasto tra le mani di tutte quelle trepidanti attese, a che senso avessero avuto”.

I brani riportati tra virgolette sono estratti del mio romanzo d’esordio “L’impromissa”, edito da Sperling&Kupfer, che potete trovare in tutte le librerie e gli store digitali
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