XII agosto

Non sono pronta.
Pensavo che lo sarei stata, ma non è così.
E’ il tuo compleanno e ogni giorno, adesso, scivoli via da me centimetro dopo centimetro, non ti fermi mai. Riacquisto la consapevolezza dello spazio che ti sei preso, diversi anni fa. Pensavo fosse solo uno spazio fisico, mentre la pancia si gonfiava, ma dal momento in cui sei venuto al mondo, in quell’istante, ogni mia cellula si è riempita di te. Siamo una cosa sola. Lo siamo stati e lo siamo.
Adesso, però, è difficile vederti compiere piccoli passi verso l’uomo che diventerai, quei passi che, alla fine, ti renderanno altro da me. Sento la mancanza della tua mano nella mia, quando passeggiamo per strada, la tua voce non mi chiama più per chiedere di essere spinto sull’altalena o accompagnato a uno scivolo, no, chiede permessi, ora. C’era un sorriso che dedicavi solo a me, una luce che ti attraversava gli occhi quando mi vedevi arrivare a casa, e ora quel sorriso è rivolto al mondo, agli amici, alle cose che ti incuriosiscono.
Credevo che la parte difficile fosse all’inizio, quando non dormivi, quando non sapevo come convincerti ad assaggiare le pappe, quando avrei voluto qualche momento per me e tu esigevi tempo e spazio.
E invece la parte più difficile è questa: sentire una distanza che si propaga e accettarla, perché quella distanza, quella strada oltre me, è la tua strada.

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