CI SAREBBE BISOGNO DI EROI

Pochi giorni fa ero in montagna con i miei figli, e loro, approfittando di una lingua di neve sopravvissuta all’estate, hanno cominciato a scivolarci sopra usando i K-way come slitte. Non li vedevo ridere così tanto da non so quanto tempo. Era contagioso. Ridevo anch’io, anche se dentro di me risuonavano le notizie degli ultimi giorni, come un’eco minacciosa e crudele: il primo ghiacciaio estinto in Islanda, la velocità di scioglimento dei ghiacciai che supera di gran lunga le ipotesi peggiori, l’immissione di metano nell’atmosfera, incendi devastanti ovunque, un ritmo di consumo delle risorse che è al disopra delle possibilità che la Terra ci offre. Non poteva che essere un riso amaro, il mio, un pensiero ossessivo che diceva: godetevi questo, finché c’è, perché non posso garantirvi nulla sul futuro, neppure su quello immediato.
Quella sera siamo andati al cinema, abbiamo visto un film sui supereroi. Guardavo il cielo e pensavo: dove sono gli Avengers, ora? Ci vorrebbe un Iron Man o un Thor o un Capitan America. Qualcuno. E all’improvviso è riaffiorato alla mente un ricordo di quando ero ragazzina. Forse, una delle prime volte che ho percepito il problema dell’inquinamento ambientale come qualcosa che ci toccasse da vicino: l’introduzione della benzina Super Senza Piombo, o benzina verde, per sostituire la classica benzina Super, per gli amici “rossa”, quella che invece il piombo lo conteneva.
Osservavo con benevolenza il nuovo simbolo alle stazioni di servizio, che mi faceva diventare simpatica quella benzina dal colore verde, mentre la rossa era diventata improvvisamente cattiva e pericolosa, perché, una volta passata attraverso il motore dell’automobile, liberava piombo nell’atmosfera. E il piombo, se si respira, è un problema: è neurotossico, ossia nocivo per il sistema nervoso. E per il sangue. Ma non solo: danneggia anche i reni, ha effetti sul metabolismo cellulare, si accumula nei tessuti molli come in quelli minerali, per non parlare di quello che succede ai feti. Insomma, non è il caso di respirarlo. E allora, meno male che se ne sono accorti, meno male che lo hanno tolto, che ci hanno salvato la vita. Ricordo che allora avvertii la sensazione di aver scampato un pericolo.
Ma chi ci ha salvato la vita? Perché? Cosa ci faceva il piombo nella benzina, se è così pericoloso? Il piombo tetraetile venne introdotto nella benzina negli anni Venti per le sue capacità detonanti, ossia permetteva di superare il problema del “battito in testa” del motore, che ne infiacchiva le prestazioni. Veniva aggiunto anche il bromuro di etile, per impedire all’ossido di piombo che si formava di incrostare candele e cilindri. La reazione portava alla formazione, e alla fuoriuscita, del bromuro di piombo, volatile. La presenza del piombo nella benzina, tra l’altro, impediva il passaggio alle marmitte catalitiche, in grado di ridurre le emissioni di altri inquinanti volatili, ma tant’è sembrava che il piombo fosse insostituibile. Com’è successo, quindi, che a un certo punto, più o meno agli inizi degli anni Settanta, ci si è resi conto che il piombo che usciva dai nostri motori ci stava lentamente avvelenando?
Ecco, allora, che entra in scena il geologo Clair Patterson.
Come spesso accade nella storia delle grandi scoperte, la strada di Patterson si è incrociata con quella della benzina per caso.
E’ il 1948, siamo all’Università di Chicago, e allo specializzando Clair Patterson viene affidato il compito di scoprire l’età della Terra con un nuovo metodo di misurazione degli isotopi di piombo. Sarà l’argomento della sua tesi, affidatogli proprio perché è un lavoro lungo e noioso: perfetto per uno studente!
Ma le cose non vanno come devono: ci vogliono anni e questo perché i campioni di Patterson risultano sempre contaminati dal piombo atmosferico. Addirittura, nel 1952, si trasferisce al California Institute of Technology per lavorare in un laboratorio sterile e, finalmente, dopo sette anni di lavoro, riesce a stimare l’età definitiva della Terra intorno a 4550 milioni di anni. Ma Patterson non è del tutto soddisfatto: continua a chiedersi da dove arrivi tutto quel piombo che lo ha perseguitato nel suo lavoro. Ha il dubbio che c’entrino le automobili, ma non ha prove. Soprattutto, si sa davvero poco sugli effetti nocivi del piombo, dato che gli studi a riguardo sono stati finanziati dalle stesse industrie produttrici di additivi al piombo.
Patterson, allora, si concentra sui ghiacci della Groenlandia e pensa che proprio lì può trovare le risposte alle sue domande. Il ghiaccio, anno dopo anno, intrappola al suo interno le sostanze presenti nell’atmosfera e se ne sta lì, con le informazioni sul passato gelosamente registrate nei suoi strati.
Le analisi di Patterson gli danno ragione: il piombo atmosferico, prima dell’immissione sul mercato del piombo tetraetile, è praticamente assente. La sua concentrazione aumenta di strato in strato, nei ghiacci della Groenlandia, di anno in anno nella nostra atmosfera, in modo allarmante. Ed è qui che nasce l’eroe: Patterson espone la sua verità, propone l’eliminazione del piombo dalla benzina come unica soluzione, ma si trova contro un potere inimmaginabile: quello economico.
Negli anni successivi diversi suoi contratti come ricercatore vengono revocati, i fondi che finanziano i suoi studi vengono tagliati, l’ente per cui lavora riceve forti pressioni per impedire che Patterson prosegua quella che ormai è diventata una battaglia.
Nonostante tutti i sistemi messi in moto per fermarlo, lui non cede e, alla fine, la sua voce viene ascoltata.
Dagli anni Settanta in poi vengono emanate una serie di normative e attivati interventi per la protezione dell’atmosfera dagli agenti inquinanti, tra cui il ritiro dal commercio della benzina contenente piombo e la sua sostituzione con la famosa “benzina verde”, oltre all’eliminazione del piombo da altri prodotti come le vernici. In tempi sorprendentemente brevi si misura una riduzione dell’80% dei livelli ematici di piombo degli americani.
La determinazione di Clair Patterson ha portato alla luce un problema che si era manifestato fin dall’inizio di questa storia: gli operai addetti alla produzione dei carburanti addizionati con il piombo tetraetile, già negli anni Venti, avevano manifestato segnali di avvelenamento da piombo, ma la cosa era stata messa a tacere, così come si è tentato di mettere a tacere lo scienziato.
La promessa economica della benzina con piombo era di gran lunga più importante della salute dell’uomo.
Ecco, in questi giorni tristi, in cui sembra che a nessuno interessi il destino del mondo, in cui la sensazione è quella di soffocare sotto gli occhi di pochi uomini che governano il mondo con le tasche piene di soldi, mi viene da pensare a quest’uomo, al suo lavoro costante e tenace, alla sua inflessibilità, al suo coraggio.
Guardatelo: guardate il suo sorriso timido, il fisico mingherlino, quel mento fuori posto. Non ha proprio l’aspetto del supereroe.
Era solo uno specializzando che doveva fare un lavoro lungo e noioso.
E invece ci ha salvato la vita.
Ci sarebbe bisogno di eroi così, oggi.
Eroi che ci salvino da noi stessi.

 

 

Per scrivere questo post mi sono basata sulle informazioni di una puntata del documentario “Cosmos: Odissea nello Spazio” mandato in onda sul canale di National Geographic qualche anno fa e sul libro “Breve storia di quasi tutto” di Bill Bryson.
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